Può una voce”qualsiasi” uscire dall’anonimato per diventare eco forte di spinta missionaria?
Ebbene sì, ne siamo convinti, avendo (insieme con l’equipe diocesana), “scoperto” – grazie alle sollecitazioni del libro di Antonio Mattone “La vendetta del boss. L’omicidio di Giuseppe Salvia” – la storia di un uomo di integrità etica interamente manifestata dalle sue azioni.
Saper ascoltare la Parola, per poter dare voce alla nostra parola, perchè la Sua Parola è un alfabeto che ci aiuta a leggere ed interpretare le nostre vite le nostre storie, vite vissute e storie di profonda umanità, come la vita e la storia – troppo presto e troppo in fretta dimenticata – del dott. Giuseppe Salvia, vice direttore del carcere di Poggioreale, a Napoli, negli anni ’80, vittima della crudele vendetta del boss di camorra Raffaele Cutolo. Non si deve pensare ad una “vittima del dovere” perché ucciso nell’adempimento del proprio dovere, ma si deve pensare ad una “vittima della mancanza del senso del dovere” perché bisogna avere il coraggio di affermare, indignandosi, che si muore quando il senso del dovere non è comune e non è diffuso a sufficienza tanto da diventare il punto di maggior esposizione di una comunità attenta soprattutto ad evitare il rischio di esserlo. La vicenda di Giuseppe Salvia evidenzia non solo la crudeltà del male, ma anche e, forse, soprattutto la banalità dell’ingiustizia che si ammanta di disimpegno e vigliaccheria, dimenticando che la Giustizia trova la sua identità nel senso di appartenenza e di reciproca fiducia: appartenenza allo Stato e fiducia nella Legge, quindi appartenenza ad una comunità di cittadini liberi in cui traspare la consapevole fiducia di essere al servizio dello Stato e dei cittadini, proprio sull’esempio forte e concreto di Giuseppe Salvia, autentico servitore (dello Stato, dei cittadini, dei detenuti) ed autentico testimone del fatto che vale la pena “essere per”, come il vero cristiano, che è nel mondo, senza essere del mondo”.
Nell’ambito del suo itinerario relativo all’anno in corso – ”Essere voce”- il settore adulti di Ac continua ad interpellare tutti gli aderenti, i simpatizzanti, e quanti non sono sordi ad un richiamo che invita a cogliere le opportunità offerte per interrogarsi continuamente sul proprio stile di vita.
Sabato 14 gennaio, accompagnati dal nostro assistente unitario don Francesco Celotto, abbiamo, a Napoli, presso la comunità di Sant’Egidio, interagito con la vita di un alto testimone, guidati dall’appassionata parola di Antonio Mattone.
Molti sono i testimoni di coraggio; alcuni li abbiamo proposti all’attenzione delle parrocchie aderenti, proprio perché espressioni di esistenza nutrita dai valori associativi. Stretto è il legame di appartenenza che riduce le distanze con Loro…. Basta solo passare dal VOI al NOI, perché – come dice una nota canzone – La Storia siamo noi!!!
di Anna Maria e Pasquale, vicepresidenti adulti