Mercoledì 6 febbraio, a Napoli, nel palazzo arcivescovile, è stato presentato il Dossier sulle povertà 2012 delle Caritas diocesane della Campania.
Il Dossier regionale sulle povertà 2012 nasce dallanalisi dei dati dei Centri di Ascolto aderenti alla rete Caritas della Campania nel 2011. La rete, nata nel 2003, è costantemente cresciuta in questi anni, arrivando attualmente a coinvolgere 17 diocesi per un totale di 37 Centri di Ascolto, di cui 19 diocesani, 17 parrocchiali ed uno zonale. Le diocesi attualmente in rete sono, oltre la nostra , Acerra, Alife-Caiazzo, Amalfi-Cava de Tirreni, Avellino, Aversa, Benevento, Capua, Caserta, Cerreto Sannita-Telese-SantAgata de Goti, Napoli, Nocera inferiore-Sarno, Nola, Pozzuoli, Salerno-Campagna-Acerno, Sessa Aurunca, Teggiano-Policastro.
Una fotografia della realtà certo non bella, ha ammesso il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza episcopale campana (Cec), commentando i dati del Dossier. Dietro questi numeri ha sottolineato il porporato ci sono persone e famiglie che soffrono. Per questo dobbiamo dare unanima a questi dati, che ci provocano a fare qualcosa per migliorare la situazione. Di fronte alle difficoltà in cui si trovano tante persone, secondo il cardinale, non cè una presa di coscienza adeguata da parte di quanti sono preposti a risolvere i problemi. Il rischio è che si pensi che la Chiesa possa supplire con le sue organizzazioni. Ciò è impossibile, perché non ci sono i mezzi sufficienti per rispondere adeguatamente a queste esigenze e perché non è questa la nostra finalità. Noi non vogliamo né siamo in grado di supplire a nessuno. La nostra missione è testimoniare una carità che si fa presenza e una presenza che diventa accompagnamento. A tutti i politici che lo vanno a trovare, il porporato sottolinea lurgenza e lobbligo morale di prendersi cura delle fasce più deboli.
Il Dossier Povertà – ha sottolineato, a sua volta, don Vincenzo Federico, direttore regionale Caritas ci restituisce la reale condizione in cui si trovano le perone e le nostre famiglie. La crisi economica che attraversa il nostro Occidente condiziona enormemente il modo di vivere. Sono aumentate le paure e le fragilità, come pure lo spaesamento. Questo Dossier ha aggiunto don Federico – non è una raccolta di dati asettici, ma il rintracciarsi di storie di uomini e di donne che incrociamo ogni giorno sulla nostra strada.
La ricerca è stata presentata dal sociologo Ciro Grassini. In Campania vi è una crescita economica negativa, che ormai si protrae da tempo. Anche nel 2011 la variazione del Pil rispetto allanno precedente è risultata negativa (-0,6), con una performance peggiore rispetto alle altre regioni. Se poi si analizza il Pil pro capite, è il più basso tra tutte le regioni italiane, essendo appena il 63,4% della media nazionale. La Campania è, quindi, una regione che ha sempre più difficoltà nel produrre ricchezza, anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno. I dati raccolti dalla rete di 37 Centri di ascolto Caritas hanno messo in evidenza questanno due aspetti principali ha precisato il sociologo -. Il primo elemento riguarda laumento del numero di utenti dei centri in rete: si è passati, infatti, dai 4.712 utenti del dossier 2008 agli 8.504 attuali. Laltro aspetto sostanziale, ha notate Grassini, riguarda la nazionalità degli utenti. La rilevazione attuale ha per la prima volta visto sopravanzare le presenze italiane nei Centri di ascolto rispetto a quelle migranti. Nel 2011 i cittadini italiani hanno raggiunto il 56,5% rispetto al 43,2% degli stranieri. Ciò indica un livellamento verso il basso delle situazioni di povertà complessive. Drammatica è la situazione occupazionale: Tra il 2011 ed il 2012 sono stati persi altri 12.000 posti di lavoro (-0,8%), ed è proseguita purtroppo lemorragia occupazionale degli anni scorsi con oltre 200.000 posti di lavoro spariti. Ancor più grave si presenta la situazione dei giovani: Il tasso di disoccupazione giovanile è, infatti, il più alto in Italia con il 44,4%.
Altro elemento significativo è quello relativo alla forte presenza di donne nei Centri di ascolto campani. I dati relativi al genere, infatti, mostrano ha evidenziato il sociologo – che lincidenza della componente femminile è pari al 61,7%. Questaspetto è legato soprattutto allesigenza di risolvere i problemi dellintero nucleo familiare, considerando che i maschi molto spesso si defilano dinanzi alle loro responsabilità nei confronti dei figli, principalmente nelle situazioni che sono definite di nucleo spezzato (separazioni e divorzi).
Lanalisi delle situazioni di bisogno evidenza laumento di coloro che vivono problematiche economiche, soprattutto per quanto concerne la componente italiana (60,3%), un po meno per quella migrante (44,3%). I problemi di occupazione pesano invece significativamente per entrambi le categorie (italiani 38,6%; migranti 35,8%). Le richieste principali riguardano lavoro, beni e servizi materiali nonché sussidi economici.
Per Giancamillo Trani, vicedirettore di Caritas Napoli, in una regione come la Campania, ancora caratterizzata dallinadeguatezza del sistema di welfare rispetto alla complessità della questione sociale, sono mancate le risposte necessarie. A giudizio di Trani, infatti, le politiche sociali non possono continuare ad essere le cenerentole dei bilanci: bisogna richiamare con forza ciascuno alle proprie responsabilità. Il vicedirettore di Caritas Napoli ha individuato anche delle priorità: Sostegno alle famiglie, investimenti sulla scuola, implementazione dei centri di aggregazione minorile, attenzione ai senza dimora, ai migranti e a rom. Senza dimenticare come lannoso binomio casa-lavoro resti il grande nodo da sciogliere per contrastare linesorabile avanzare della povertà diffusa.
Ha concluso lincontro mons. Antonio Di Donna, delegato della Cec per la Carità. Non si può non rimanere indignati per lo squilibrio sociale che avanza sempre più ha detto -. Il Paese ha bisogno di una più equa redistribuzione della ricchezza. Poi si è chiesto: In base a quali criteri si determina la destinazione delle risorse? Forse è giunta lora che, come recita la Costituzione italiana, il popolo sia davvero sovrano anche e soprattutto nel determinare nella destinazione delle risorse economiche. Il presule ha anche denunciato che dalla sussidiarietà stiamo passando a una sorta di supplenza: le istituzioni delegano alla Caritas lassistenza sociale, ma così la situazione sta diventando insostenibile: le Caritas, da sole, non possono trasformarsi in una sorta di ammortizzatore sociale né sostituirsi al welfare del Paese. Di qui lappello alle istituzioni e soprattutto ai politici di ispirazione cristiana perché si assumano le loro responsabilità, prima che esploda la collera dei poveri. Per questo le Caritas diocesane della Campania chiedono con urgenza, a tutti i livelli istituzionali, la creazione di tavoli di concertazione per individuare insieme le priorità da affrontare. Infine, il Dossier costituisce un appello allimpegno anche per le nostre comunità ecclesiali, chiamate a trasformare la crisi in occasione educativa. In particolare, si tratta di educarci tutti a modificare gli stili di vita, evitando sprechi.
La Delegazione regionale della Caritas ha presentato unopera segno, un kit ai nuovi giunti negli istituti penitenziari campani, contenenti materiali di base per le prime necessità. Lobiettivo è umanizzare il primo contatto fisico del nuovo giunto con la realtà carceraria. Attraverso lopera si punta ad agire positivamente su obiettivi quali la riduzione dellimpatto traumatico connesso al primo contatto con la realtà del carcere, la valorizzazione della cultura dellaccoglienza, il potenziamento della testimonianza della carità in carcere, il supporto ai detenuti per limmediata identificazione di un interlocutore nellopera volontaria delle Caritas, unazione per la riduzione della marginalità e del disagio sociale.
Alla fine del Dossier sono presentate le principali opere segno delle Caritas diocesane della Campania. Per la nostra Arcidiocesi si parla del Centro di prima accoglienza, nato nel 2005 per rispondere al bisogno di aiuto del territorio diocesano e con lintenzione di essere un centro organico e stabile di ascolto e di accoglienza per tutti coloro che si rivolgono alla struttura. Il Centro è anche sede della Caritas diocesana e del Centro di ascolto diocesano, che è attivo da più di dieci anni.